UN SAVOIA INSOLENTE, RICCO D'IGNORANZA PIÙ CHE DI NOBILTÀ
Cinzia Moroni
Cagliari
Caro Vittorio Emanuele, durante un viaggio in Valle d'Aosta, mi è capitato di visitare il Castello di Sarre, residenza prediletta della tua mamma e riserva
di caccia del tuo papà prima della Seconda Guerra Mondiale.
In una delle stanze ho notato una meravigliosa culla in legno, intagliata a mano, dono inviato dalla Regione Sardegna a tua madre, allora Regina, in occasione della tua nascita: la mirabile fattura e lo stile tipico dell'artigianato sardo la rendono un oggetto unico nel suo genere.
Mi viene spontaneo il sospetto che molti dei vostri presunti averi e possedimenti, che ora rivendicate, fossero, proprio come quella culla, frutto di donazioni (e anche di privazioni) di un Popolo devoto al proprio Re/Stato, quindi non certamente proprietà della famiglia Savoia che non rappresenta più lo Stato Italiano.
Mi piacerebbe, inoltre, che ti ricordassi d'aver dormito, beato fanciullo, cullato
proprio dall'amore che i Sardi nutrivano per la propria regina e per suo figlio, gli stessi Sardi dei quali, se non sbaglio, hai detto: «non si lavano, puzzano, sono capaci solo di andare con le capre».
Con queste dichiarazioni che palesano la tua profonda ignoranza, ti sei probabilmente giocato il 99% degli ultimi nostalgici della monarchia, che
in Sardegna erano ancora tanti.